venerdì 24 luglio 2009

L'Abisso oltre oceano

Ieri sera alla grande serata di presentazioni dei premi della Speleomedia international convention (ripetuto due volte per i 1500 spettatori), l'Abisso ha vinto il terzo premio per meriti artistici. Questo il commento di Frank Binney, uno dei sei giurati:
«One of the best "caving film for cavers" I've seen. It's honest, without the contrived storyline of typical television documentaries. Sauro authentically captures the universal truth of why cavers return again and again to caves that have already been explored. he also connect us emotionally with the cavers in the story: those actively caving today and those remembering their past explorations»
Moltissimi i complimenti e le domande anche questa mattina alla proiezione e discussione sui film.
Nono premio per il film... Anche qui oltreoceno, nelle lande desertiche del Texas. Dopo quattro anni.
E hanno avuto anche il coraggio di chiedermi: se tornassi indietro rifaresti tutta quella fatica per fare il film?
Innumerevoli ricordi e sensazioni mi sono scorse nel sangue in un istante. La rifarei altre cento volte...


Con Michel Siffre, che ha vinto il secondo premio con il film Beyond Time


Alla discussione di questa mattina

mercoledì 22 luglio 2009

Texas Cavers

Finalmente, dopo alcuni giorni di ambientamento al profondo Texas, ho 15 minuti per scrivere e aggiornare il blog. Scrivo dall’appartamento di Giovanni nel campus della Schreiner University. I questa specie di villaggio alienante siamo in ben 1500 speleologi provenienti da tutto il mondo. Ci sono un sacco di presentazioni interessanti da vedere, tante persone da conoscere… si incontrano per strada personaggi mitici di cui avevo letto nei libri, quegli uomini di cui senti raccontare idealizzandoli e poi scopri che sono persone vere i carne ed ossa, come Michel Siffre o Bill Stone,..
Ci sono statunitensi con facce allucinanti, vestiti in modo improbabile, hippy cavers, che vanno in grotta con tecniche pericolosissime e strumenti che da noi non esistono. Lunedì ho dovuto affrontare il pubblico del Dieter Auditorium con la prima presentazione su Juquila. Più che altro ho dovuto affrontare il mio inglese, con cui sto lottando da giorni… Poi martedì con Piani Eterni, e lì è andata veramente bene, d’altra parte l’argomento non è indifferente, forse per questo anche il linguaggio scorreva più fluido e veloce.
E poi l’Abisso. Dopo cinque anni siamo ancora qui a presentarlo e a sentire commenti, gente che ti ferma e ti dice «Are you italian? I’ve seen your film!» e poi ti racconta delle sue grotte confrontandole con la mitica Spluga. E chissà che anche questa volta la Preta non abbia attirato l’attenzione della giuria… lo sapremo solo domani quando ci saranno le premiazioni dello Speleo Media Competition.
Gli speleologi sono uguali in tutte le parti del mondo. Con il loro modo di fare inconfondibile, con i loro pregi unici e i loro difetti.
Oggi io e Leo siamo stati anche in grotta, Valdivia Sinkhole, superando laghi e camminando in belle gallerie. Abbiamo fatto anche un’incontro entusiasmante con un bel serpentone caduto alla base del pozzo d’ingresso. Leo ha avuto la splendida idea di salvarlo mettendolo in un sacco e portandolo fuori.., Cercando di infilarlo nella saccoccia, mentre la gente attorno scappava, ha avuto anche il coraggio di dire «Someone can help me?»…


I rappresentanti della speleologia italiana nella piscina del congresso mondiale di speleologia :)


All'ingresso della Schreiner University


Piani Eterni Talk show


Cena con vista sul Guadalupe river


Valdivia Sinkhole


Someone can help me?

giovedì 16 luglio 2009

Ritornato... ripartito

Ancora in viaggio questa notte. Volo verso il Texas, al congresso internazonale di spelelogia, e poi verso i parchi del new mexico, tempo e clima permettendo.
Proprio non ho avuto tempo di scrivere di più in queste ore. Sono tornato dalla Sardegna e ora riparto, è un'estate in cui non ci si ferma mai. A volte è faticoso, ma è bello non fermarsi...
Spero di poter aggiornare il blog direttamente da laggiù.

martedì 14 luglio 2009

101 ore nel ventre del Supramonte

Se penso che fuori c’è un sole che spacca le pietre, un mare stupendo dall’acqua cristallina e tanti colori da far impazzire l’iride…
E invece il mio led si sforza di squarciare il buio della più profonda e “bastarda” grotta della Sardegna.
Quattro continentali e quattro isolani. Attorno a un tavolino di pietre scherziamo e ci prendiamo in giro preparando una cenetta coi fiocchi sulle rive del collettore.
Dietro di noi abbiamo lasciato che la pesante porta di accesso a questo mondo severo e maestoso si richiudesse nelle buie acque del sifone di Istettai. Dietro di noi pozzi e strettoie, Bitungas, Violazione di Domicilio, SACRILEGIO, tanti ostacoli che lassù, 300 e passa metri più in alto si collegano con il cielo terso della Sardegna.
Davanti a noi invece solo il primo passo di un viaggio lunghissimo che porta a rivedere la luce a Su Gologone, oltre 20 km in linea d’aria e chissà quanti di grotta. Davanti a noi il sogno realizzato di questi amici sardi che quando credono a qualcosa lo ottengono, qualsiasi ne sia il costo in termini di fatica, incomprensione, pazzia…
Istettai è proprio una grotta folle, bella quanto crudele nel non lasciarti correre avanti seguendo le rive di quel torrente impetuoso che si infila attraverso frane, fratture sifoni. Maledetti goffi corpi che ci portiamo appresso, quanto bello sarebbe poter fluire come gocce d’acqua nella corrente? 
Davanti a noi, oltre la frana delle Cipolle, c’è sicuramente un mondo che neppure riusciamo immaginare e che dubito potremo mai illuminare compiutamente. Qualcosa più grande dell’uomo, qualcosa che ti sconfigge appena cerchi di ribellarti da quella morsa che ti trattiene lì impotente senza riuscire ad andar oltre. 
Dentro di noi, piaghe, dolori, stanchezza, fame, dubbi. Che cazzo ci facciamo quaggiù? Che cosa stiamo cercando? In fondo tutto questo è solo aria, roccia, acqua che scorre. Ma in fondo tutto questo è anche il nostro sogno, per cui gli speleo sardi hanno scavato, lavorato, faticato per anni, e il nostro sogno per cui noi continentali abbiamo preso un traghetto, attraversato il Tirreno, stretto amicizie, sbirciato in questo mondo del Supramonte che sembra più il Messico o un luogo in capo al mondo invece che una parte d’Italia. 
Attorno a noi il Supramonte, sopra e sotto, ci circonda, con la sua gente, il suo passato, tutti gli speleo che qui hanno cercato e sognato. In fondo il fluire del collettore è proprio come lo scorrere del tempo: ogni istante lascia nuovi segni, scava, allarga, ostruisce, crea. E non si ferma mai. 
Un giorno torneremo laggiù a toccare le rive di quel fiume chilometri più a valle? Un giorno rideremo di questo campo pensando a quanto ancora non conoscevamo? 
Solo quell’acqua che uscirà a Su Gologone ha queste risposte ma noi non possiamo leggerle.
Ma intanto, dopo 101 ore nel cuore di questa montagna, ci portiamo fuori a far asciugare al sole ciò che i nostri occhi hanno visto, dalle meravigliose cascate della Garganta del Diablo, alla gigantesca colata del Salone Simingione. Li facciamo asciugare al sole della Sardegna e ce li portiamo nel cuore fino a qui e oltre. Come fossero il rumore del fiume, che sempre sussurra e chiama, come il canto di una sirena, a ritornare…

Grazie a tutti i compagni di questa avventura, anche e soprattutto a tutti quelli che ci hanno accolto fuori sabato sera con quella mitica festa all’ovile del signor Mulas. Grazie anche a tutti quelli che hanno lavorato in quella grotta negli anni, permettendo anche a noi, ultimi arrivati, di vedere il collettore del Supramonte. 







giovedì 2 luglio 2009

Verso il grande collettore

Finalmente in partenza... l'adrenalina pian piano sale, l'entusiasmo comincia a farsi sentire... Siamo pronti?
Al di là di quel mare che attraverseremo questa notte sul ponte di una nave, ci aspetta il grande collettore, un luogo che anch'io ho sognato a lungo leggendo delle grandi avventure esplorative degli amici sardi. Questa volta ci siamo anche noi... tre padovani e un feltrino, dal profondo nord-est verso l'isola più bella del Mediterraneo.
Campo interno di 5 giorni, quintalate di sacchi di materiale, trapani, batterie, tende, bombole, telecamere, cibo, mute, corde, sacchi a pelo, fornelli, pentole... tutto da far passare attraverso un sifone da apneisti che ormai non ci fa più paura perché la voglia di vedere il grande fiume oscuro del Supramonte è diventata troppo forte.
Un'operazione con tanti obiettivi: proseguire le esplorazione di uno dei più grandi collettori idorgeologico d'Italia, ma anche capirne il percorso con colorazioni, fluorimetri, tinopal... chissà se ci troveremo a sguazzare nelle acque verdi di fluoresceina che questo fine settimana verrà immessa negli inghiottitoi posti più a monte del sistema. Sono certo che sabato prossimo, quando usciremo, saremo distrutti ma anche molto soddisfatti... d'altra parte anche, e soprattutto, laggiù, nell'isola, in quel buio che si estende enorme tra il mare e le montagne, sempre la realtà supera la fantasia.
Dispiace solo la mancanza di alcune persone che non potranno esserci e che ci tenevano tanto e in particolare Marco e Andre: berremo una bozza di canonau anche per voi sulle rive del collettore. Sarà un motivo in più per tornarci insieme nei prossimi anni!
Spero di riuscire ad aggiornare il blog con buone notizie il prossimo finesettimana. Nell'attesa... pensateci sperduti a camminare sulle rive del COLLETTORE.





Un video girato da Vittorio a Su Colostargiu . Non è il collettore ma solo uno dei suoi probabili affluenti, immaginatevi che cosa è il fiume vero e proprio...