domenica 22 agosto 2010

Ora d'aria in Preta

Non si può restare chiusi in casa per troppo tempo. Eccovi due foto scattate durante una fulminea discesa del primo pozzo della Preta accompagnando per breve tratto gli esploratori che questa notte hanno individuato nuove vie nella Vecchia Signora... Chissà che non si apra una nuova stagione di scoperte... 










mercoledì 18 agosto 2010

Verso Cimia

Esplorare significa percorrere un territorio, imparare a conoscerlo passo dopo passo, capirne i capricci, le stranezze, il carattere... e infine sapersi far guidare da quell'istinto che non nasce da noi, ma dalla nostra unione con quell'ambiente, da una sorta di interazione energetica che fa in modo che già "sappiamo" ancora prima di voltare l'angolo e scoprire cosa ci sia oltre.

Conoscere le viscere di un massiccio carsico è un'operazione intellettuale che richiede anni di fatiche, di sogni, di smentite e di sorprese. E più quel labirinto diventa grande, più ci si ritrova persi e ci si rende conto che il vero obbiettivo non è trovarne l'uscita, ma costruire una geometria, una sorta di mandala gigantesco che sgorga dalla nostra mente e si materializza in un luogo. 
Quest'anno il labirinto ci ha portato verso Cimia. Questo posto, una specie di terrazzo sospeso sopra i versanti della Val Falcina, rappresenta per me ancora qualcosa di misterioso e ammaliante. Lontano da qualsiasi punto di appoggio, raggiungibile solo attraverso sentieri ripidissimi. Lontano da tutto. Ma così vicino a quell'idea del sistema che ci stiamo costruendo nella nostra testa da renderla reale.
È stata senz'altro la più bella avventura di questo campo estivo 2010. Decisi fino alla testardaggine a partire, in tre uomini e una quota rosa, più il Mauretto di ritorno da Isabella che non poteva esimersi di fermarsi a farci compagnia.
Poteva non esserci nulla, ma le vene del sistema erano ormai così scoperte che non poteva esimersi da rilassarsi un po' e lasciarci esplorare.
Ne è bastato uno di buco, uno dei sicuramente tanti pozzi che la mughera, sorta di selva dantesca della perdizione, custodisce tra i suoi tentacoli. Grotta bellissima che abbiamo la fortuna di scendere io e Jonny, mentre Mauretto e la Greta si cimentano in improbabili equilibrismi sul mugo alla ricerca di altre entrare all'epica frase di "Ok, ora andiamo!".
Subito non ci credevamo, ma il grande pozzo continuava a scendere con una candida lingua di neve e ghiaccio e ci inghiottiva in gallerie tracheali dai pavimenti ghiacciati. Avrà avuto il mal di gola la signora? E noi stavamo lì a fargli il solletico fumandoci una meravigliosa sigaretta nel cuore di una condotta freatica di 5 metri di diametro. È stata davvero una delle esplorazioni più entusiasmanti che io abbia fatto, sarà perché sembrava tutto così incredibile ma in fondo così lineare e ovvio considerando il resto del sistema che si diramava tentacolare sotto i nostri piedi. 

Ora non mi preoccupa quale sarà il futuro dell'Abisso Bluet, il suo passato è già scritto e a noi basta sognare abbastanza per ripercorrerlo fino a riperderci nuovamente nel labirinto a disegnare nuovi percorsi. E poi ci si è aperta la porta del Walalla quando quell'incredibile arcobaleno si è stagliato dalla Gusela al Pizzocco, dopo ore di canti assurdi ad aspettare sotto i faggi grondanti pioggia il ritorno del sereno...



Verso Cimia.

Mauro e il Chulasco.

Mauro e l'abitante del Chulasco

Cimia.


Abisso Bluet.

Bluet un po' fradici e con facce poco intelligenti... vedi Jonny. 

lunedì 2 agosto 2010

Eterni Piani Eterni

Scendo da solo lungo il Porzil, senza niente nello zaino, ho lasciato lassù tutto, ben cosciente che non è finita, che questo è solo un parziale e momentaneo ritorno alla realtà.
Sono mesi che questi Piani Eterni sono nella mia mente. Dopo il Venezuela, il Messico e tante altre avventure sembra incredibile come un luogo alle porte di casa possa diventare il proprio eldorado, la personale atlantide, il labirinto minoico tanto sognato.
Eppure, accarezzando le vene di questo specie di essere vivo che si muove sinuoso al di sotto di meravigliose montagne, ci si scopre sempre più pieni di interrogativi e ogni luogo si lega a un altro, attraverso nuove informazioni e indizi. Una specie di caccia al tesoro, un gioco ridicolo ma serissimo, che ti porta a non fermarti mai. Ogni galleria porta a un bivio e ogni diramazione a un altro bivio e così via sviluppandosi come una tela di ragno di cui potremo consoscere sempre e solo una minima porzione. Perché saremo sempre costretti a fare delle scelte ed è evidente che il senso totale di quell'universo sotterraneo rimarrà sempre incomprensibile per noi. Eterni Piani Eterni.



Lo specchio di Biancaneve, sifone al termine delle grandi gallerie dello Zio Tom. (foto F. Sauro)


Il Teatro, nel ventre di Moby Dick. (foto F. Sauro)


Sempre il Teatro. Alle spalle del fotografo iniza la forra del Pequod, esplorata la scorsa settimana fin sotto al Pian di Cimia. (foto F. Sauro)


Un giorno qualcuno entrerà da lì, sconfiggerà il minotauro e uscirà di qui? Fontanon della Stua. (Foto F. Sauro)


Porta di servizio? Bus del Caoron, Val Canzoi. (Foto R. Tanduo)