domenica 10 marzo 2019

Dentro la calotta Groenlandese

Siamo abituati a immaginare ciò che si estende sotto la superficie del nostro pianeta come un mondo totalmente oscuro, dove nessun fotone riesce a penetrare. Il buio è lo stato naturale del regno sotterraneo, tuttavia esiste un’unica meravigliosa eccezione. Per sperimentarla è necessario avventurarsi in uno dei luoghi più pericolosi ed effimeri del nostro pianeta: il cuore dei ghiacciai.
Quando d’estate il calore fonde la superficie del ghiaccio, l’acqua si raccoglie in rivoli, torrenti e talvolta veri e propri fiumi che, raggiungendo una temperatura di poco superiore allo zero, possono infiltrarsi nei crepacci e, fondendo altro ghiaccio, creare delle grandi voragini chiamate dagli scienziati “mulini“ glaciali. Da qui queste acque tumultuose continuano il loro viaggio fluttuante, fino a giungere al fronte, dopo un percorso lungo talvolta decine di chilometri. Il processo dura poche settimane e non appena ritorna il freddo dell’inverno i fiumi si arrestano, nuovamente congelati, e le grandi grotte glaciali scavate dai corsi d’acqua, per un breve e imprevedibile tempo, possono essere esplorate.
La calotta groenlandese è senza pari al mondo per questo fenomeno. Qui ogni estate 270 tonnellate di ghiaccio fondono e intraprendono un viaggio sotterraneo all’interno del ghiaccio il cui percorso è sconosciuto.
Sorvolando l’immensa superficie ghiacciata in cerca di fiumi, nel luglio del 2017, insieme con il collega fotografo e glaciologo Alessio Romeo, ci trovavamo a fantasticare degli immensi mondi che si sviluppano sotto la superficie della Groenlandia. In un paio d’ore di volo avevamo individuato corsi d’acqua dalle portate di centinaia di metri cubi al secondo che sparivano con rombanti cascate in grandi mulini. Ora, a fine settembre, siamo tornati per verificare se quelle cascate sono ritornate inermi e cristallizzate dalle fredde notti autunnali, permettendoci di penetrare all’interno della calotta. Siamo un gruppo di speleologi, glaciologi e documentaristi, uniti sotto l’egida del progetto “Moncler Inside the Glaciers”, decisi a intraprendere questo viaggio attraverso i ghiacci. Siamo stati lasciati qui ad oltre mille metri di quota nel mezzo della calotta glaciale da un elicottero Sikorski che ci verrà a riprendere solo tra otto giorni, il tempo necessario per riuscire a scendere almeno due grandi mulini.
Abbiamo esperienza di grotte nei ghiacciai delle Alpi e della Patagonia, ma qui è diverso, tutto è molto più grande. Il primo abisso lo affrontiamo in un freddo pomeriggio, affacciandoci su un baratro di oltre 120 metri di profondità. Scendendo sempre più in profondità, facendo scorrere le corde e avvitando le viti nel ghiaccio trasparente, la sensazione è come se mi stessi immergendo in un mare di acqua solida. Ad oltre cento metri sotto la superficie mi fermo sospeso al di sopra di un grande lago sotterraneo, probabilmente impossibile da superare. Qui le pareti della grotta non sono oscure, ma diffondono una luce diffusa, di colore blu intenso. Il ghiaccio, infatti, permette solo allo spettro blu della luce solare di attraversarlo, creando un effetto spettacolare. Qui sotto tutto è blu, e se spengo la luce del mio casco, le pareti si fondono un gioco caleidoscopico di riflessioni. Mi immagino le immense gallerie di cristallo illuminato di azzurro che si sviluppano sotto di me, impossibili da raggiungere. Mentre faccio questi pensieri, dalla vite da ghiaccio a cui sono ancorato, scatta improvvisamente un rumore sordo e un frattura si propaga come un fulmine nella parete. Il suo rimbombo attraversa la voragine lasciando spazio di nuovo al silenzio rotto solo dal battito del mio cuore, accelerato per lo spavento.
Questi non sono luoghi tranquilli, la loro bellezza è bilanciata da una sorta di inquietudine: fino a pochi giorni fa un’enorme cascata si gettava nel baratro, e tra poche settimane le pareti si avvicineranno plasmate dal loro stesso peso e la grotta si richiuderà su sé stessa. Ma quel blu meraviglioso rimarrà a illuminare le profondità del ghiaccio.

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All’uscita, nella notte polare, troviamo ad accoglierci una delle più intense aurore boreali degli ultimi anni, complice una tempesta solare che si sta abbattendo sulla terra proprio in questi giorni. Le sue frange di verde intenso danzano leggere sopra le nostre teste. Il cielo e la terra di ghiaccio, tutto è in continuo movimento.

Nel mulino Ice Alive, sotto di me oltre 100 metri di voragine inesplorata (foto di Alessio Romeo - Courtesy of Moncler)


Osservando particolari concrezioni di ghiaccio con l'amico Joseph Cook, anche lui Rolex Award nel 2016 (foto di Alessio Romeo - Courtesy of Moncler)


Il campo del 2017, in posizione strategica tra l'abisso Ice Alive e il Northern Lights (foto di Alessio Romeo - Courtesy of Moncler)


L'aurora illumina il campo del 2017 (foto di Alessio Romeo - Courtesy of Moncler)


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