Siamo
abituati a immaginare ciò che si estende sotto la superficie del nostro pianeta
come un mondo totalmente oscuro, dove nessun fotone riesce a penetrare. Il buio
è lo stato naturale del regno sotterraneo, tuttavia esiste un’unica
meravigliosa eccezione. Per sperimentarla è necessario avventurarsi in uno dei
luoghi più pericolosi ed effimeri del nostro pianeta: il cuore dei ghiacciai.
Quando
d’estate il calore fonde la superficie del ghiaccio, l’acqua si raccoglie in
rivoli, torrenti e talvolta veri e propri fiumi che, raggiungendo una
temperatura di poco superiore allo zero, possono infiltrarsi nei crepacci e,
fondendo altro ghiaccio, creare delle grandi voragini chiamate dagli scienziati
“mulini“ glaciali. Da qui queste acque tumultuose continuano il loro viaggio
fluttuante, fino a giungere al fronte, dopo un percorso lungo talvolta decine
di chilometri. Il processo dura poche settimane e non appena ritorna il freddo
dell’inverno i fiumi si arrestano, nuovamente congelati, e le grandi grotte
glaciali scavate dai corsi d’acqua, per un breve e imprevedibile tempo, possono
essere esplorate.
La
calotta groenlandese è senza pari al mondo per questo fenomeno. Qui ogni estate
270 tonnellate di ghiaccio fondono e intraprendono un viaggio sotterraneo
all’interno del ghiaccio il cui percorso è sconosciuto.
Sorvolando
l’immensa superficie ghiacciata in cerca di fiumi, nel luglio del 2017, insieme
con il collega fotografo e glaciologo Alessio Romeo, ci trovavamo a
fantasticare degli immensi mondi che si sviluppano sotto la superficie della
Groenlandia. In un paio d’ore di volo avevamo individuato corsi d’acqua dalle
portate di centinaia di metri cubi al secondo che sparivano con rombanti
cascate in grandi mulini. Ora, a fine settembre, siamo tornati per verificare
se quelle cascate sono ritornate inermi e cristallizzate dalle fredde notti
autunnali, permettendoci di penetrare all’interno della calotta. Siamo un
gruppo di speleologi, glaciologi e documentaristi, uniti sotto l’egida del
progetto “Moncler Inside the Glaciers”, decisi a intraprendere questo viaggio
attraverso i ghiacci. Siamo stati lasciati qui ad oltre mille metri di quota
nel mezzo della calotta glaciale da un elicottero Sikorski che ci verrà a
riprendere solo tra otto giorni, il tempo necessario per riuscire a scendere
almeno due grandi mulini.
Abbiamo
esperienza di grotte nei ghiacciai delle Alpi e della Patagonia, ma qui è
diverso, tutto è molto più grande. Il primo abisso lo affrontiamo in un freddo
pomeriggio, affacciandoci su un baratro di oltre 120 metri di profondità.
Scendendo sempre più in profondità, facendo scorrere le corde e avvitando le
viti nel ghiaccio trasparente, la sensazione è come se mi stessi immergendo in
un mare di acqua solida. Ad oltre cento metri sotto la superficie mi fermo
sospeso al di sopra di un grande lago sotterraneo, probabilmente impossibile da
superare. Qui le pareti della grotta non sono oscure, ma diffondono una luce diffusa,
di colore blu intenso. Il ghiaccio, infatti, permette solo allo spettro blu
della luce solare di attraversarlo, creando un effetto spettacolare. Qui sotto
tutto è blu, e se spengo la luce del mio casco, le pareti si fondono un gioco
caleidoscopico di riflessioni. Mi immagino le immense gallerie di cristallo illuminato
di azzurro che si sviluppano sotto di me, impossibili da raggiungere. Mentre
faccio questi pensieri, dalla vite da ghiaccio a cui sono ancorato, scatta improvvisamente
un rumore sordo e un frattura si propaga come un fulmine nella parete. Il suo rimbombo
attraversa la voragine lasciando spazio di nuovo al silenzio rotto solo dal
battito del mio cuore, accelerato per lo spavento.
Questi
non sono luoghi tranquilli, la loro bellezza è bilanciata da una sorta di
inquietudine: fino a pochi giorni fa un’enorme cascata si gettava nel baratro,
e tra poche settimane le pareti si avvicineranno plasmate dal loro stesso peso
e la grotta si richiuderà su sé stessa. Ma quel blu meraviglioso rimarrà a
illuminare le profondità del ghiaccio.
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All’uscita,
nella notte polare, troviamo ad accoglierci una delle più intense aurore
boreali degli ultimi anni, complice una tempesta solare che si sta abbattendo
sulla terra proprio in questi giorni. Le sue frange di verde intenso danzano
leggere sopra le nostre teste. Il cielo e la terra di ghiaccio, tutto è in
continuo movimento.
Nel mulino Ice Alive, sotto di me oltre 100 metri di voragine inesplorata (foto di Alessio Romeo - Courtesy of Moncler) |
Osservando particolari concrezioni di ghiaccio con l'amico Joseph Cook, anche lui Rolex Award nel 2016 (foto di Alessio Romeo - Courtesy of Moncler) |
Il campo del 2017, in posizione strategica tra l'abisso Ice Alive e il Northern Lights (foto di Alessio Romeo - Courtesy of Moncler) |
L'aurora illumina il campo del 2017 (foto di Alessio Romeo - Courtesy of Moncler) |