lunedì 5 febbraio 2018

Dentro la realtà immaginaria di Jules Verne

Messico, stato di Chihuahua. Presso il villaggio di Naica, tra montagne desolate e deserti a perdita d’occhio, si apre la più grande miniera sotterranea dell’America Centrale. Al suo interno è stata accidentalmente scoperta una grotta incredibile che cela il segreto dei più grandi cristalli conosciuti sulla terra. La visione di questi prismi colossali va oltre l’immaginazione, e dimostra che l’esplorazione del mondo sotterraneo è appena cominciata.

Dopo oltre un secolo di attività la miniera di Naica ha deciso di chiudere i battenti. Gli scavi nelle nella rampa “San Francisco” avevano raggiunto oltre mille metri di profondità inseguendo uno dei più ricchi filoni di argento conosciuti al mondo, ma ormai neppure le più sofisticate idrovore riuscivano a pompare all’esterno i milioni di metri cubi d’acqua che altrimenti allagherebbero le gallerie sotterranee. Peñoles, la compagnia messicana che ha gestito questo gioiello dell’ingegneria mineraria, ha deciso nell’ottobre del 2015 di spegnere tutti i macchinari, lasciando che le acque riprendano possesso di quel labirinto oscuro. Per sempre.
Il centro minerario di Naica è destinato oramai a diventare uno dei tanti paesi fantasma dei deserti messicani. Eppure questo luogo ha rappresentato un vero punto di svolta nella conoscenza del mondo sotterraneo.
La prima grande scoperta era avvenuta già nel 1910 quando alcuni minatori avevano aperto un varco che portava a una caverna sotterranea tempestata di cristalli di gesso, solfato di calcio, che come lame taglienti raggiungevano fino a due metri di lunghezza.
Ma nessuno, neppure il geologo più visionario, immaginava quello che sarebbe stato scoperto nei primi anni duemila, mentre gli scavi continuavano al Livello 4 della miniera. Due minatori, i fratelli Delgado, dopo aver fatto saltare l’ennesima mina, avevano abbattuto un diaframma di roccia che dava accesso a una grande cattedrale naturale. Quando vi entrarono rimasero increduli alla vista di cristalli trasparenti giganteschi. Alcuni arrivavano ad oltre 12 metri di lunghezza. La notizia della scoperta fece il giro del mondo. Ma esplorare la “Cueva de los Cristales” era impossibile, data la temperatura di quasi 50° centigradi e un’umidità vicina al 100%. Era possibile solo affacciarsi a quella meraviglia, entrarvi per pochi minuti poteva rappresentare la morte.
Nel 2007, ancora studente di geologia all’Università di Padova, avevo avuto la fortuna di entrare a far parte dell’Associazione di Esplorazioni Geografiche La Venta. Proprio in quell’anno gli speleologi e i tecnici della famosa organizzazione italiana stavano sviluppando particolari tute refrigerate e respiratori per poter esplorare la Cueva de Los Cristales. Per non so quale privilegio del destino mi trovai così a varcare la soglia di quella caverna a poco più di vent’anni. Con tuta e respiratore eravamo riusciti a spingerci all’interno della cattedrale sotterranea per un centinaio di metri fino a dove una strettoia tra i cristalli ci aveva impedito di proseguire oltre. In quel punto tutte le pareti erano specchi splendenti e l’atmosfera era così meravigliosamente irreale da farmi sorgere il dubbio di stare vivendo un’allucinazione.
Tuttora, dopo quasi dieci anni, il ricordo della Cueva de los Cristales rimane sospeso tra il sogno e la realtà. Nonostante abbia potuto vedere con i miei occhi quegli immensi cristalli, la parte del mio cervello razionale è rimasta incredula a tanta perfezione. Eppure quel luogo è solo una finestra su chissà quanti altri mondi di cristallo che rimarranno per sempre a noi ignoti, nascosti dal mantello della loro oscurità. Ancora non esistono strumenti geofisici che possano dirci con certezza e precisione dove si trovino altre caverne come questa. L’unico strumento per sognarle è la nostra fantasia.
Provate quindi a immaginare per un momento che centinaia di metri sotto i vostri piedi si sviluppino caverne immense dove calde acque termali, come geologici liquidi amniotici, abbiano dato forma alle più bizzarre strutture minerali. Grandiose e scintillanti. Così Jules Verne aveva fantasticato il suo “Viaggio al Centro della Terra”.

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Proprio Verne nei suoi romanzi ci ha insegnato che l’ignoto ci permette di viaggiare con la mente e immaginare cose che pensiamo non possano esistere e invece sono semplicemente perse nell’oblio di una terra sconosciuta. La scoperta della Cueva de Los Cristales ci ha insegnato che talvolta la realtà supera la fantasia.

Nel 2007, pronti per entrare nella Cueva de Los Cristales. 

Nel gigantesco geode di Naica (foto Paolo Petrignani/La Venta)


1 commento:

  1. Difficile immaginare che potessero esistere allo stato naturale cristalli accresciuti di tali dimensione. Ora a Naica rimarranno sommersi per qualche secolo ma la conoscenza umana ha comunque fatto un altro piccolo passo...

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