mercoledì 12 agosto 2009

I bimbi sperduti

Che il complesso dei Piani Eterni fosse grande e affascinante lo si sapeva… ma che fosse anche così immenso da diventare una delle più lunghe grotte d’Italia pochi se l’erano immaginato.
Ora, guardando le poligonali che si incrociano 800 metri al di sotto della piana di Erera, si può veramente comprendere quanto ci sarà ancora da fare nei prossimi anni, quale infinità di pozzi e gallerie avremo da esplorare fino alle risorgenze. La grotta sembra ora un grande ragno che muove le sue zampe ognuna sotto a una diversa conca glaciocarsica aprendo possibilità esplorative un tempo inimmaginabili.

Vent’anni fa veniva scoperto il primo ingresso del sistema, il PE10. Dieci anni fa anch’io per la prima volta mi ritrovavo ad affacciarmi su quel pozzo nero per rimanerne stregato. Da allora tanti campi, tante esplorazioni, anche difficili, in posti che ora mi sembrano ridicoli rispetto a tutto quello che ci aspettava “oltre”. Poi la magia esplosiva delle esplorazioni dell’inverno del 2007. Scendendo il Pozzo Halloween avevo avuto la pessima idea di dire che da lì in poi mi sarebbe piaciuto passeggiare un po’ su gallerie invece che scendere pozzi… Azz se sono stato accontentato! 8 km in tre anni, in un piano freatico che sembra più un labirinto, un mondo a sé stante, scollegato da tutto quello che si conosceva prima.
Ed ora siamo qui. Di nuovo sulla soglia del buio, in quattro, io, Andrea compagno delle migliori avventure, Leo e Gianpaolo arrivati fin qui dalla Toscana per vedere anche loro coi propri occhi. Ciccio e Jonathan ci hanno riversato un entusiasmo impressionante dopo la loro punta di quasi una settimana in cui hanno rilevato la bellezza di 2200 metri! D’altra parte non c’era niente di più naturale, un ramo che si chiama “l’Isola che non c’è” doveva portare prima o poi oltre la soglia di un nuovo mondo irreale, sempre più immenso del conosciuto.
Dalla Locanda del Bucaniere attraversiamo Neverland, il bypass, fino a giungere all’impressionante porta 54, da lì giù in un universo obliquo di condotte ellittiche. Quattro ore per arrivare al limite esplorativo precedente sul Pozzo “Era Ora”.
Ma a noi non interessa la profondità, non interessano i record, volgiamo spaziare, vagare, nel cuore dei Piani Eterni, sognando di arrivare a solleticare le fondamenta della Casera Brendol, dove i nostri amici ci pensano nell’attesa del nostro ritorno alla luce. Così traversiamo tutti i pozzi che troviamo, entrando in una galleria che chiamiamo “dei Bimbi Sperduti”. Già, perché è così che ci sentiamo. Bambini che giocano agli esploratori, ad anni luce da tutto quello che ci ha abituato questo mondo, in un universo nostro, in un cielo di costellazioni fatte da gallerie, pozzi, torrenti, sale concrezionate. Qualcosa di indescrivibile, pure difficile, inospitale, ma sempre ipnotizzante fino a farti desiderare di non fermarti mai, di non tornare più indietro.
E invece le ore passano veloci ed arriva l’ora di tornare, siamo ormai a 850 metri di profondità, chissà dove sperduti al di sotto delle Piazzole, dentro gallerie che puntano dritte alla risorgenza del Cavron, ancora 400 metri più in basso e svariati chilometri oltre.
Ci riposiamo nei caldi sacchi a pelo della locanda e poi ripartiamo questa volta (l’ennesima volta…) alla ricerca della giunzione con Isabella. La settimana scorsa Ciccio e gli altri hanno individuato una forra attiva molto simile a quella dove mi ero fermato a –340 in Isabella l’anno scorso. Dobbiamo scoprire se è la stessa… con il sogno, non tanto velato, di trovare la corda che ci porterebbe a uscire dall’altra parte della montagna.
Risaliamo l’acqua in ambienti molto belli, effettivamente molto simili a quelli della Via dei Turpi, ma sento che la grotta non è ancora pronta a farci un regalo come la giunzione. Infatti dopo un saltino che arrampichiamo solo io e Leo ci troviamo infognati in strettoie e brutte zone di frana. Stiamo per abbandonare tutto, ma poi Leo si infila in un laminatoio improbabile e sparisce. Aspetto una mezz’ora e poi mi infilo anch’io. Lo trovo tutto trafelato che mi dice che la grotta va alla grande. Infatti ben presto ci troviamo a incrociare una bella galleria. Lui va a destra, io a sinistra, soli in esplorazione… Corro per circa 200 metri, attraversando con un salto un profonda forra attiva. A un certo punto la galleria si apre su un salone dove comincio a non credere più ai miei occhi: una fila di splendide colonne di concrezione, alte più di due metri, troneggia al di sopra di una colata cristallina. Sono euforico e mi viene naturale continuare a urlare “grazie, grazie, grotta bastarda, grazie!” mentre sento che lei mi dice “ pivelli, che pensate che io sia solo quello che conoscete? Io sono un mondo che neppure vi immaginate”. Tutto questo, mentre sto correndo per centinaia di metri lungo una forra che non vuole finire. Ma dopo un’oretta comincio a essere sfinito e mi volgo indietro fino al bivio dove incontro nuovamente Leo. Vedo che anche lui è strano, anche lui ha vagato da solo dall’altra parte senza trovarne una fine. Ormai il nostro tempo è scaduto, e qui è tutto troppo grande per noi, ora. Dobbiamo tornare indietro…
Penso che questa volta la grotta ci ha davvero sbeffeggiato, seppur in modo affettuoso, come un grande maestro che fa capire al suo allievo che la presunzione di sapere è il più grande ostacolo alla verità. Cosa c’è la sotto oltre la soglia dei nostri ricordi?
L’unica cosa che mi sento di dire ora è “non lo so”. Ora posso solo pensare agli altri quattro amici che adesso sono laggiù (Giulia, Tebe, Andrea e Sara) e aspettare che un altro pezzo del labirinto si sveli ai loro occhi. Un mondo che esiste solo grazie a questi bimbi sperduti che non vogliono smettere di sognare.


Il regno di Gorm

Condotte verso i -700

Verso le gallerie dei Bimbi Sperduti

Galleria delle Aragoniti

Tre bimbi a 15 ore dall'ingresso

3 commenti:

  1. La fatica speleologica non è solo quella di percorrere strettoie e pozzi, ma anche far capire (o quantomeno provarci) a chi non c'era cosa voglia dire esplorare e vivere per un po' in luoghi remoti! Richard Bach scriveva che "Nessun luogo è lontano". In parte aveva anche ragione, ma di sicuro si può dire che il senso di "distanza" provato là sotto fa davvero riflettere!In attesa di trovare il "Passaggio Gioia e Rivoluzione" che ci porti fuori...al solito : GRANDE, CESCOOOO!!!!Andreagsm

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  2. Appena tornata da un giro laggiù..davvero trovarsi in un dedalo così diverso dai luoghi conosciuti finora ti dà la sensazione che per ogni cosa conosciuta ne rimarranno cento difficilmente spiegabili. Bel post e gran belle foto! Bravi a tutti i "geologi" a al mitico Pasqualito!!

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  3. Leggendo questo bel racconto mi sembra di ricordare le storie che mi raccontavano i vecchi bolognesi quando si trovarano dentro il complesso del Corchia che gli esplodeva sotto gli occhi e a volte non immaginavano nemmeno dove potessero essere......che bello!!! Che bello poter ancora sognare in questo mondo così avido di emozioni vere. Marco.

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