È proprio vero che l'Amazzonia è un cuore verde, piatto, solcato da intrecci di fiumi che ricordano vene e arterie di un essere vivente. Dal finestrino del cessna vediamo scorrere sotto di noi il Rio Negro, con i suoi trenta chilometri di larghezza e gli infiniti canali paralleli divisi da decine di isole lussureggianti. Difficile dire quali siano i limiti di questa massa d'acqua, il fiume si confonde con la foresta, tanto che quando arriva la stagione delle piogge, intere zone vengono allagate per chilometri e il livello dell'acqua può salire di 5-6 metri.
Il Rio Negro ha sempre rappresentato un luogo mitico nella mia immaginazione, teatro di grandi esplorazioni, come quella leggendaria di Alexander Von Humboldt nella primavera dell'anno 1800. In quel viaggio di oltre settanta giorni era stato scoperta il braccio Casiquiarie, un canale in bilico tra i due bacini dell'Orinoco e del Rio delle Amazzoni, un passaggio che permette a piccole imbarcazioni di passare da un fiume all'altro attraversando interamente quest'area del Sud America. Lo spartiacque che divide questi due enormi catini del pianeta è lo scudo della Guyana, la terra dei tepui, le grandi fortezze di quarzo che si ergono dalla foresta e che sono divisi tra due nazioni, nella Gran Sabana e l'Alto Orinoco del Venezuela, e nell'alta conca del Rio Negro in Brasile.
Durante gli ultimi cinque anni abbiamo raggiunto queste montagne da nord, dal Venezuela, ma oggi vogliamo vedere il massiccio più meridionale, quello che segna la fine di queste terre incognite: il massiccio dell'Aracà, l'unico che si trova interamente in territorio brasiliano.
Abbiamo passato gli ultimi due giorni a Barcelos, una ridente cittadina sulle rive del fiume. Gli uomini che vivono qui, principalmente indigeni, parlano di questa montagna come di un mondo lontanissimo, pieno di mistero. Molto spesso, invece di Aracà, la chiamano "Serra Tantalita", infatti le poche persone che ci hanno messo piede sono state spinte laggiù dalla ricerca di questo rarissimo e altrettanto prezioso minerale di tantalio.
A detta di molti il maggiore conoscitore di questo massiccio è un minatore che si chiama Roberto. Ieri sera ci ha accolto davanti alla sua casa in mezzo alla foresta e ci ha raccontato di aver dedicato oltre dieci anni di ricerche del prezioso minerale sulla montagna. Negli anni '90 era stata aperta addirittura una pista di atterraggio per piccoli aerei che arrivavano da Boa Vista per prelevare il prezioso carico. Poi la polizia federale aveva fatto saltare la pista e la montagna era tornata irraggiungibile. Gli abbiamo chiesto se in quegli anni aveva incontrato delle grotte. Suscitandoci molta curiosità ci aveva parlato di una galleria che si addentrava nella montagna, ma nella zona più a nord, a tre giorni di cammino dalla pista. Un luogo dove nessun altro essere umano, oltre a lui, è mai arrivato.
Da Barcelos alla montagna ci sono oltre 200 chilometri in linea retta. Tuttavia l'unico modo per raggiungerla, se non si dispone di un elicottero, è attraverso i fiumi Denali o Aracà. Entrambi compiono infinite spirali, ed è facile intuire che il percorso reale in barca si snoda per almeno tre-quattro volte quello via aerea. E comunque una volta arrivati alla base della montagna ben pochi sono i punti deboli della sua parete meridionale per poter salire sull'altopiano.
Le distanze qui sono enormi, dopo 40 minuti di volo sotto di noi c'è ancora solo foresta e fiumi. Tutto è piatto, sembra impossibile che ci sia una montagna da queste parti.
E invece, ad un certo punto cominciamo a vedere qualcosa ergersi tra le nuvole. Il pilota è indeciso sul da farsi e chiede a Ezio se vogliamo continuare questo sorvolo nonostante la montagna sembri circondata dalle nebbie. Ci guardiamo e dico sì, andiamo, cerchiamo di avvicinarci il più possibile. Man mano che l'aereo si insinua tra le nuvole e le pareti, l'altopiano si apre davanti alla nostra vista, solcato da torrenti che attraversano praterie e zone boschive. Giriamo attorno costeggiando le grandi pareti esterne e individuiamo alcuni ingressi interessanti. È un tepui diverso da quelli che abbiamo visto negli anni passati, meno fratturato, e quindi probabilmente meno interessante per l'esplorazione speleologica. Tuttavia il luogo emana un fascino unico.
D'un tratto si apre davanti a noi la valle che racchiude la Cachoeira de Eldorado, una bellissima cascata, considerata la più alta del Brasile con i sui 353 metri di altezza. Il paesaggio è grandioso, mi viene voglia di lanciarmici col paracadute ma poi che farei...
Nel 2007 una spedizione dell'associazione italo-brasiliana Akakor era riuscita a raggiungere il massiccio via fiume e risalendone il versante meridionale. Avevano esplorato anche una grotta importante, una profonda serie di fratture chiamata Abisso Guy Collet. Nonostante lo sforzo gigantesco e oltre tre settimane di selva la frazione di montagna esplorata in quell'occasione rimane davvero minima rispetto alle dimensioni dell'altopiano. Chissà che cos'altro ci può essere laggiù!
Con la mente sazia di questi pensieri dico al pilota che abbiamo visto abbastanza, possiamo tornare verso Barcelos. Oltre le nuvole, oltre l'Aracà, si vedono in lontananza altre cime. Sono montagne senza nome, terre degli indigeni yanomami. Altre isole che emergono da questo oceano verde.
Abbiamo condiviso questo viaggio con gli amici Ezio Rubioli, Alexander Lobo e Daniel Menin del Gruppo de Pesquisas Speleologicas Bambuì di Belo Horizonte.
È stato il primo passo verso i tepui dell'Amazzonia, nella speranza di riuscire un giorno a raggiungere quelle montagne e a carpirne anche solo una minima parte dei loro innumerevoli segreti sotterranei.
La squadra italiana di La Venta era composta da Francesco Sauro, Natalino Russo, Daniela Barbieri e Omar Fantinel.
Le foto che seguono sono di Natalino Russo.
Sorvolando il Rio Negro. |
Le acque del Rio Negro sono rosso ambra per la presenza di acidi organici. |
Navigando verso la foce del Rio Aracà. |
Uno dei numerosissimi meandri del Rio Aracà. |
La Cachoeira de El Dorado. |
L'ingresso della Caverna di Maroaga, cavità che si sviluppa nelle quarzoareniti presso la cittadina di Presidente Figueiredo a nord di Manaus. |
Splendide morfologie a pilastri nella Caverna di Maroaga. |
Pilastri di quarzoarenite tra le montagne di Presidente Figuiredo. |
Il gruppo del sorvolo all'Aracà al completo. |