Ormai ho imparato che le cose che accadono non sono mai per caso. Un paio di anni fa mi ritrovavo sotto mano un album di un poco conosciuto pianista del Montana, Philip Aaberg. Premetto che raramente ho ascoltato musica da pianoforte, la trovo spesso noiosa e un po’ troppo impostata. Il pianoforte affascina subito per il suo suono caldo e avvolgente, spesso però mi è sembrato meno versatile di altri strumenti e mi bastava poco per ritrovarmi annoiato.
Non fu così quella volta.
Aaberg è un pianista che ha vissuto molte fasi, dalla musica classica al chamber jazz, al blues, frequentando le più famose ensamble della California degli anni ’70, suonando anche per Peter Gabriel e Thom Johnston. Poi è tornato a vivere in una casetta in mezzo alle sconfinate pianure al confine tra Stati Uniti e Canada, ai piedi delle montagne rocciose, nel cuore del continente americano, nella sua città natale di Chester. Qui ha fondato una casa discografica tutta sua, la Sweetgrass Music e ha continuato con il suo progetto di comporre musica che esprima il fascino delle terre dell’ovest.
Non so che cosa mi abbia affascinato subito di quelle melodie, forse la dinamicità, la capacità di far suscitare emozioni con un salire e scendere di suoni, una musica che mi ricordava le onde del mare o, forse meglio, un paesaggio a colline, movimentato e dolce allo stesso tempo.
Adesso che mi trovo in Canada ad attraversare queste terre sconfinate, queste “High Plains”, comincio a capire come questo musicista sia riuscito a fondere la sua ispirazione con il paesaggio in un connubio che non lascia spazio a fraintendimenti. Tra campagne sterminate, le grandi fattorie con i campi ancora zebrati dalle ultime nevi dell’inverno, foreste e immensi fiumi che scendono da chissà quanto nord, ascoltare la sua musica e guardare fuori dal finestrino del treno queste terre mi sta facendo assaporare molto più profondamente questo lungo viaggio.
E mi sembra ovvio pensare che quel disco non fosse arrivato alle mie orecchie per caso. Non posso fare altro ora che consigliarvi alcuni dischi, primo fra tutti, mio preferito, “Live from Montana”, tra l’altro nominato anche per un Grammy. Un insieme di composizioni eseguite durante un concerto dall’impatto decisamente notevole. Il pezzo Marias River Breakdown ad esempio riesce a evocare in modo spettacolare la piena di un fiume, che spezza tutte le barriere e si riversa nelle grandi pianure, come altri pezzi evocano i paesaggi e le lande sterminate del Montana (High Plains, Montana Half-light…).
Molto bello anche il disco “Cinema” che ripropone molte musiche da film, ma anche l’album Out of Frame, dove al pianoforte di Aaberg si affiancano altri musicisti. Ovviamente io adoro i pezzi dove chitarra e pianoforti si alternano, come Before Barbed Wire.
L’ultimo disco prodotto dal compositore, Tuli Wamu, che ho avuto il piacere di ascoltare per la prima volta oggi, è un’opera davvero notevole composta in duo con il musicista africano multistrumentista Kinobe. Davvero notevole, con pezzi fluenti ma insieme con una ritmica travolgente, come l’impronunciabile Jang Owulir Enyanja, o Peaceful Plain, che mi ricorda molto le chitarre e i banjo di Eddie Vedder nella colonna di Into the Wild, ma con l’accompagnamento di un pianoforte spettacolare.
Ed è con questa musica che vi lascio.