30 ottobre 2010, ore 18
Negrar di Valpolicella (Vr)
Vent’anni dopo l’Operazione Corno d’Aquilio, quale significato può avere dare luce un’avventura che si era persa nel buio del passato? È una domanda che ci siamo posti molte volte nella lunga lavorazione di questo volume. Negli ultimi tre anni ci siamo immersi in un archivio immenso di dati e informazioni e ci siamo lentamente resi conto di quale mole di lavoro di ricerca e di protezione ambientale era stata accumulata in quegli anni. Con la guida di Giuseppe Troncon, anima dell’OCA, ci siamo lanciati quindi in questa nuova esplorazione, ricontattando persone, ricostruendo storie e informazioni. Molti di coloro che avevano partecipato a quella vicenda, speleologi giovani e appassionati al tempo, sono ora ricercatori universitari e hanno aggiunto ai contenuti una nuova visione data dall’esperienza.
Ma non abbiamo solo voluto raccontare il passato, le esplorazioni nella Preta sono continuate negli anni, l’avventura si è rinnovata con la realizzazione del film l’Abisso nel 2005, e nuovi progetti sono in cantiere tutt’ora.
Questo volume raccoglie tutto questo: passato, presente e molti spunti per il futuro di questa grotta mitica, l’Abisso italiano che più a solleticato i sogni di generazioni di speleologi. Un sunto delle conoscenze sulla Spluga della Preta di cui si sentiva la mancanza, considerando che ormai sono passati 86 anni dalla prima esplorazione del SUCAI nel lontano 1925.
Abbiamo volutamente escluso la storia dell’epopea esplorativa della grotta, già narrata nel recente libro l”Abisso” di Francesco Sauro, concentrando l’attenzione sugli aspetti scientifici e descrittivi. Infatti, leggendo i contributi di questo volume, ci si rende conto che la Preta non è stata solo il campo di gioco della speleologia esplorativa internazionale, ma anche un laboratorio per la crescita delle ricerche sulla speleogenesi, sull’idrologia carsica, sulla biospeleologia, un set dove sono state sperimentate le tecniche di fotografia e filmografia ipogea. Qui è nata la prima grande operazione di bonifica sotterranea realizzata in Europa. La quantità di idee innovative, di ragionamenti e sperimentazioni, che hanno preso forma in questo abisso è sbalorditiva. Lo si può comprendere leggendo che già nel 1927 erano state fatte le prime prove di tracciamento idrologico, che addirittura nel 1962 era stata installata una primordiale stazione di monitoraggio della temperatura. I geologi hanno osservato questa stupefacente struttura sotterranea inventando la teoria dell’erosione inversa, comprendendo l’importanza dei controlli strutturali e litologici, ipotizzando le falde sospese, immaginando l’evoluzione del paesaggio di queste montagne.
Ancora una volta quindi la Spluga della Preta si dimostra una vera fucina di conoscenze che escono poi dal buio dei Monti Lessini per approdare ad altri lidi, alimentando la crescita della speleologia.
Questo volume narra proprio questa storia, accompagnando il lettore con una ricca scelta di immagini, accuratamente selezionate tra gli oltre tremila scatti dell’archivio dell’OCA. Così pure i rilievi sono stati rivisti e aggiornati.
L’augurio è che tutto questo materiale possa spingere nuove persone a cimentarsi con la Spluga della Preta, sia dal punto di vista esplorativo, sia da quello scientifico. Perché, in una grotta speciale come questa, ci sarà sempre qualcosa di nuovo da scoprire e da conoscere.
Giuseppe Troncon, Francesco Sauro, Giorgio Annichini