Conoscere le viscere di un massiccio carsico è un'operazione intellettuale che richiede anni di fatiche, di sogni, di smentite e di sorprese. E più quel labirinto diventa grande, più ci si ritrova persi e ci si rende conto che il vero obbiettivo non è trovarne l'uscita, ma costruire una geometria, una sorta di mandala gigantesco che sgorga dalla nostra mente e si materializza in un luogo.
Quest'anno il labirinto ci ha portato verso Cimia. Questo posto, una specie di terrazzo sospeso sopra i versanti della Val Falcina, rappresenta per me ancora qualcosa di misterioso e ammaliante. Lontano da qualsiasi punto di appoggio, raggiungibile solo attraverso sentieri ripidissimi. Lontano da tutto. Ma così vicino a quell'idea del sistema che ci stiamo costruendo nella nostra testa da renderla reale.
È stata senz'altro la più bella avventura di questo campo estivo 2010. Decisi fino alla testardaggine a partire, in tre uomini e una quota rosa, più il Mauretto di ritorno da Isabella che non poteva esimersi di fermarsi a farci compagnia.
Poteva non esserci nulla, ma le vene del sistema erano ormai così scoperte che non poteva esimersi da rilassarsi un po' e lasciarci esplorare.
Ne è bastato uno di buco, uno dei sicuramente tanti pozzi che la mughera, sorta di selva dantesca della perdizione, custodisce tra i suoi tentacoli. Grotta bellissima che abbiamo la fortuna di scendere io e Jonny, mentre Mauretto e la Greta si cimentano in improbabili equilibrismi sul mugo alla ricerca di altre entrare all'epica frase di "Ok, ora andiamo!".
Subito non ci credevamo, ma il grande pozzo continuava a scendere con una candida lingua di neve e ghiaccio e ci inghiottiva in gallerie tracheali dai pavimenti ghiacciati. Avrà avuto il mal di gola la signora? E noi stavamo lì a fargli il solletico fumandoci una meravigliosa sigaretta nel cuore di una condotta freatica di 5 metri di diametro. È stata davvero una delle esplorazioni più entusiasmanti che io abbia fatto, sarà perché sembrava tutto così incredibile ma in fondo così lineare e ovvio considerando il resto del sistema che si diramava tentacolare sotto i nostri piedi.
Ora non mi preoccupa quale sarà il futuro dell'Abisso Bluet, il suo passato è già scritto e a noi basta sognare abbastanza per ripercorrerlo fino a riperderci nuovamente nel labirinto a disegnare nuovi percorsi. E poi ci si è aperta la porta del Walalla quando quell'incredibile arcobaleno si è stagliato dalla Gusela al Pizzocco, dopo ore di canti assurdi ad aspettare sotto i faggi grondanti pioggia il ritorno del sereno...
Verso Cimia.
Mauro e il Chulasco.
Mauro e l'abitante del Chulasco
Cimia.
Abisso Bluet.
Bluet un po' fradici e con facce poco intelligenti... vedi Jonny.
bel colpo raga' !!!! sicuramente merito della mascotte Mauro e delle sue ormai mitiche e portentose mutande.... :))
RispondiEliminaLeggo il tuo articolo con "Little Wing" del Maestro Hendrix in sottofondo....FANTASTICO!!Cosa volere di più a poco più di metà agosto?! Solo un freatico e un pozzo così anche alla vecchia Preta! Hasta pronto, barbudo!Andreagsm
RispondiEliminanumero uno!
RispondiEliminarudy
:-)