Sono mesi che questi Piani Eterni sono nella mia mente. Dopo il Venezuela, il Messico e tante altre avventure sembra incredibile come un luogo alle porte di casa possa diventare il proprio eldorado, la personale atlantide, il labirinto minoico tanto sognato.
Eppure, accarezzando le vene di questo specie di essere vivo che si muove sinuoso al di sotto di meravigliose montagne, ci si scopre sempre più pieni di interrogativi e ogni luogo si lega a un altro, attraverso nuove informazioni e indizi. Una specie di caccia al tesoro, un gioco ridicolo ma serissimo, che ti porta a non fermarti mai. Ogni galleria porta a un bivio e ogni diramazione a un altro bivio e così via sviluppandosi come una tela di ragno di cui potremo consoscere sempre e solo una minima porzione. Perché saremo sempre costretti a fare delle scelte ed è evidente che il senso totale di quell'universo sotterraneo rimarrà sempre incomprensibile per noi. Eterni Piani Eterni.
Lo specchio di Biancaneve, sifone al termine delle grandi gallerie dello Zio Tom. (foto F. Sauro)
Il Teatro, nel ventre di Moby Dick. (foto F. Sauro)
Sempre il Teatro. Alle spalle del fotografo iniza la forra del Pequod, esplorata la scorsa settimana fin sotto al Pian di Cimia. (foto F. Sauro)
Un giorno qualcuno entrerà da lì, sconfiggerà il minotauro e uscirà di qui? Fontanon della Stua. (Foto F. Sauro)
Porta di servizio? Bus del Caoron, Val Canzoi. (Foto R. Tanduo)
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